lunedì 7 gennaio 2013

Poliziotto massacrato, gli aggressori: «Non siamo noi le belve»

«Dottore, io non l’ho nemmeno sfiorato» ha esordito uno degli energumeni con il magistrato










 

 

 



di Luca Lippera


ROMA - Il primo interrogatorio dei quattro uomini fermati con l’accusa di aver massacrato a Marino un ispettore di polizia nella notte di Capodanno ha dato il via alla girandola di strategie che accompagnerà tutto il processo. «Dottore’, io non l’ho nemmeno sfiorato - ha esordito uno degli energumeni con il magistrato - So andato più in là e il poliziotto stava ancora in piedi». «’No schiaffo sì, gliel’ho dato - ha ammesso uno dei fermati - Ma il resto che ne so? Non ho visto, non ho sentito, non ho arzato un dito, io: lo ggiuro!» Le presunte «belve» di Marino hanno giocato, come voleva il copione, la carta dello scaricabarile. Tutti e quattro, senza accusare nessuno, hanno ripetuto per ore di essere «innocenti». Roberto Morelli e Alessandro Anzellotti hanno ammesso di aver avuto un litigio davanti al ristorante «Dar Capellone». Giovanni Santolosuosso ha detto di averli divisi. Andrea Ascenzi, il quarto fermato, era lì, certo, ma anche lui ha insistito: «L’ispettore non l’ho toccato». Il poliziotto - questo era impossibile negarlo - era lì. C’è stato qualche spintone. Anzellotti, del Tuscolano, ha ricordato addirittura «un ceffone datogli attraverso il finestrino». Ma chi l’ha pestato a quel modo? «Boh! - è stata la risposta - noi no».

«HO PORTATO PACE»
Pare che Giovanni Santolosuosso, 47 anni, l’uomo fuggito con un fuoristrada «Hummer» dopo i fatti, conosciuto come ultrà, sia disperato. «Il poliziotto non l’ho sfiorato - ha detto - Sono disperato. Qui non ci resisto. Qui mi ammazzo». Il gigante coperto di tatuaggi, difeso dall’avvocato Annalisa Ticconi, è stato il primo a presentarsi giovedì in Questura e ha ripetuto al magistrato la sua versione. «Morelli e Anzellotti stavano litigando - ha detto - Ho cercato di portare pace e di dividerli. Non so cosa sia successo all’ispettore».
 
Antonio De Vincentis, intervenuto per sedare la rissa, ha riportato fratture alla mandibola, agli zigomi, alle orbite oculari e al naso. Alessandro Anzellotti, 39 anni, del Tuscolano, e Roberto Morelli, 28, molisano, di origini zingare, sono difesi da Fabrizio Gallo e Massimiliano Pierantoni. «È vero - hanno detto - Santolosuosso ci ha divisi. Ci siamo allontanati. L’ispettore, in quel momento, stava ancora in piedi. Ci sono testimoni che lo confermano. Cosa sia successo dopo là fuori non lo sappiamo. C’era anche altra gente». Stessa musica da Andrea Ascenzi, 38, di Spinaceto.


Domenica 06 Gennaio 2013 - 10:14
Ultimo aggiornamento: 16:43


Agente massacrato a Roma «Un atto di ferocia premeditato»

Le accuse del pm ai quattro teppisti della rissa a Marino

Santosuosso, uno degli arrestati (foto Toiati)













di Luca Lippera
ROMA - Accanimento, ferocia, previsione dell’evento, lucidità nell’azione. La posizione dei quattro uomini che hanno massacrato un ispettore di polizia a Marino nella notte di Capodanno continua ad aggravarsi.Negli ordini di arresto emessi dalla Procura di Velletri, oltre all’accusa di «tentato omicidio», ci sono parole, circostanze e considerazioni che in un’ottica processuale potrebbero costare carissime (anni e anni di carcere) agli autori del feroce pestaggio: l’assalto al poliziotto, fa capire il pubblico ministero che coordina l’inchiesta, non è stato l’impeto di un momento, uno scatto d’ira, il semplice prodotto di una sbornia da cenone, ma un atto cercato e voluto anche se tutto si è consumato in pochi minuti.

I quattro, stando alla ricostruzione, avevano iniziato a litigare all’interno del ristorante «Dar Capellone». C’erano anche le mogli e i figli. Il litigio, insulti, sputi, spintoni, si è trasferito all’esterno del locale di Marino. Erano circa le due del mattino. In quel momento è passato in auto l’ispettore Antonio De Vincentis, 51 anni, che rientrava a casa con la moglie. Il poliziotto ha accostato l’auto, ha abbassato il finestrino e ha detto ai quattro di farla finita. Uno degli energumeni gli ha risposto con due sberle e poi ha ripreso la rissa con gli altri allontanandosi di qualche metro.

«VI ARRESTO TUTTI»
De Vincentis, a quel punto, è ripartito con la macchina e ha parcheggiato poco più avanti. La moglie, stando alle testimonianze, è scesa è si è diretta verso la porta del ristorante dicendo che avrebbe chiamato il 113. All’esterno, in pochi secondi, si è consumato il dramma. L’ispettore, che abita proprio a Marino, è tornato sui suoi passi a piedi e si è rivolto agli scalmanati. «Adesso vi fermate: vi faccio arrestare tutti». I quattro, a quel punto, hanno rivelato il loro volto. Si sono detti qualcosa, sono andati incontro a De Vincentis e lo hanno colpito furiosamente. Dopo averlo ridotto a terra hanno infierito con calci e pugni al volto e alla testa.

I TRE ULTRA’
Giovedì i responsabili sono stati arrestati dalla Squadra Mobile dopo tre giorni di indagini insieme agli uomini del commisariato Viminale. Giovanni Santolosuosso, 47 anni, artigiano alla Romanina (ha un’officina), è conosciuto come un ultrà della Lazio. È lui l’uomo fuggito con fuoristrada «Hammer» dopo il pestaggio. Gli altri fermati sono Andrea Anzellotti, 39, del Tuscolano, ritenuto ultrà biancazzurro, Andrea Ascenzi, 38, di Spinaceto, precedenti per droga, frequentatore della curva romanista, e il molisano Roberto Morelli, 28, di famiglia zingara.

Antonio De Vincentis resta in gravi condizioni al reparto Rianimazione del San Camillo. L’ispettore ieri è stato sottoposto a un primo intervento per la ricostruzione della mandibola. Ma ci sono fratture agli zigomi, al naso, a un’orbita oculare. 
Sabato 05 Gennaio 2013 - 10:12

venerdì 4 gennaio 2013

Roma, poliziotto massacrato voleva fermare una rissa

Rientrando a casa dopo il cenone ha visto quattro scalmanati che si menavano














di Luca Lippera
ROMA - Gli zigomi rotti, la mascella fratturata in più punti, il naso irriconoscibile, un’orbita oculare sfondata. Un ispettore di polizia che si era fermato per strada per sedare una rissa non scorderà mai il Capodanno del 2013. È accaduto verso le due del mattino di ieri a Marino, quando Antonio De Vincentis, rientrando a casa con la moglie dopo il cenone, ha visto quattro scalmanati che si menavano furiosamente davanti a un ristorante vicino alla «Fontana dei Quattro Mori», uno dei simboli della località dei Castelli. È sceso dalla macchina. Ha detto chi era. Ha cercato di fermarli. Ma è stato investito da una scarica di pugni che lo hanno fatto finire in coma in ospedale.
I quattro, stando ai testimoni (ce ne sono altri due oltre alla moglie del poliziotto) hanno picchiato a mani nude. Quindi è presumibile che qualcuno porti i segni del pestaggio sulle nocche delle dita. È stato fatto anche un prelievo di Dna.
 

L’aggressione al poliziotto è avvenuta all’esterno del ristorante «Il Cappellone». All’interno del locale il cenone stava finendo. Fuori gli scalmanati se le davano come belve. Non è escluso, secondo gli investigatori, che oltre all’alcol ci fosse di mezzo la cocaina. De Vincentis, per anni in servizio a Marino, il paese dove tutt’ora vive, rientrava a casa in macchina dopo aver salutato l’anno nuovo a casa di amici. Ha fatto vedere il distintivo e non è difficile immaginare cosa abbia detto. «Sono un poliziotto: fatela finita». Parole che potevano costargli la vita.
Mercoledì 02 Gennaio 2013 - 08:40
Ultimo aggiornamento: Giovedì 03 Gennaio - 08:50

I colleghi dell'agente massacrato: «Gente vile che merita il peggio»

I colleghi d’ufficio del commissariato: «Ferocia mai vista»
















di Luca Lippera



ROMA - «L’aggressione all’ispettore De Dominicis è stato un atto barbarico, disumano e al di là di ogni limite. Spero che queste persone abbiamo quello che meritano. Lo dico da cittadino prima ancora che da poliziotto» - ha dichiarato  Gaetano Todaro, dirigente del commissariato Viminale, il diretto superiore del funzionario della Ps massacrato a Marino.
  
«Gli uomini del commissariato sono rimasti impressionati da tanta ferocia e da tanta violenza gratuita - continua il dirigente di Viminale - Non si tratta solo di un’aggressione e il punto non è neppure che c’è di mezzo un poliziotto. Il fatto che fa male è la viltà. Gli autori del pestaggio hanno infierito a terra su una persona che dopo essere svenuta non poteva più reagire.
 
I COLLEGHI MOBILITATI
Della squadra di polizia giudiziaria del commissariato fanno parte, oltre a De Dominici, una ventina di persone. Tutti maschi. C’è gente che ha lavorato senza sosta accanto alla Squadra Mobile per quasi settantadue ore. Facce scure ma concentrate, esclamazioni sulle quali è inutile fare giri di parole: «Pezzi di merda: ma tanto li prenderemo!». 


Le persone che hanno preso parte al pestaggio - ci vorrà tempo per attribuire a ciascuno il proprio ruolo - erano state identificate già nelle prime ore del primo dell’anno. Al ristorante «Er Capannone» a Marino, dove era iniziata la lite, li avevano visti in tanti. C’erano nomi, cognomi e indirizzi.

BRACCATI
Giovani Santosuosso - l’«energumeno» che ama le moto e i fuoristrada - Alessandro Anzellotti e Roberto Morelli erano da qualche parte nella periferia sapendo di essere braccati. Morelli, di Campobasso, di origini zingare, avrebbe cercato una via di fuga mettendosi in contatto con uno dei clan dei nomadi romani. Niente da fare. Pare ci sia un’intercettazione: «Siete proprio stronzi! Cazzi vostri!». La malavita, quando la terra scotta, sta alla larga.


Venerdì 04 Gennaio 2013 - 09:01
Ultimo aggiornamento: 09:04

Roma, agente massacrato: arrestati dalla polizia i quattro aggressori

L’accusa per tutti è tentato omicidio tre sono romani


di Luca Lippera




ROMA - Occhialoni da sole e catene d’oro al collo, moto e fuoristrada, risse e droga, spacconate e curve degli stadi. Gli autori del feroce pestaggio all’ispettore di polizia che ha tentato di sedare una rissa a Marino nella notte di Capodanno da ieri sono tutti in carcere tra Regina Coeli e Rebibbia. Ma il film del pestaggio, con un uomo colpito selvaggiamente al volto mentre era già svenuto a terra, resta lì indelebile, spia di una città, di un clima, di un modo di essere.

Tre degli arrestati sono romani. Il quarto è un ventottenne di Campobasso che era andato con gli altri a festeggiare nel ristorante «Dar Capellone» a Marino. La polizia, nella notte tra mercoledì e ieri, aveva già fermato Giovanni Santosuosso, 47 anni, della Romanina, ultrà della Lazio, una rissa alle spalle, colpito da un Daspo per le «imprese» allo stadio. Nel primo pomeriggio, accompagnati dal legale di fiducia, Fabrizio Gallo, altri due protagonisti del Capodanno di ferocia si sono costituiti in Questura: Roberto Morelli, 28 anni, il molisano, e Alessandro Anzellotti, 39, del Tuscolano, titolare di un bar, precedenti per droga. Andrea D’Ascenzi, 38 anni, di Spinaceto, conosciuto come ultrà della Roma, si è presentato in via di San Vitale a fine giornata.

LA RICOSTRUZIONE

Antonio De Dominicis, 51 anni, l’ispettore colpito furiosamente per strada davanti al ristorante, è tuttora in coma al San Camillo. Gli agenti della Mobile e quelli del commissariato Viminale, il posto di polizia in cui presta servizio la vittima hanno ricostruito ormai chiaramente quello che è accaduto. I quattro, in compagnia di mogli e compagne, pieni di alcol e di chissà cosa, hanno iniziato a litigare all’interno del locale. Insulti, spintoni, sputi. «Sembravano impazziti - hanno detto i testimoni - se la sono presa con i camerieri, con una coppia di cantanti, con i gestori del locale».
 
IL PESTAGGIO
La discussione è degenerata. I quattro si sono spostati all’esterno del ristorante. Pugni, calci, ferocia da belve. È a quel punto che l’ispettore De Dominicis li ha visti. Tornava a casa, a Marino, insieme alla moglie. Anche lui, alla guida di un’auto, era stato a un cenone. Ha sentito il dovere di fermarsi, ha cercato di calmare gli animi di far pesare il ruolo di poliziotto. Santosuosso, Morelli, Anzellotti e D’Ascenzi si sono coalizzati e lo hanno colpito furiosamente anche quando il poliziotto era a terra in loro balìa.


I quattro si accusano a vicenda. Ognuno dice di aver avuto un ruolo marginale e accusa gli altri di essere stati «i veri picchiatori». Ma i testimoni sono molti e le responsabilità alla fine verranno ripartire. Giovanni Santosuosso è stato visto mentre scappava a bordo di un fuoristrada «Hammer», un bestione di costruzione americana che fa tanto fico, duro, uomo vero. Lo stesso accanto al quale appare in una foto tenendo il pollice destro alzato. Come a dire: «Tranquilli ragazzi: è proprio una vita alla grande!».
Venerdì 04 Gennaio 2013 - 08:58
Ultimo aggiornamento: 09:09