sabato 29 settembre 2012

Si uccide in carcere dopo la visita con lo psichiatra

Milano. Sabato mattina Alessandro Gallelli, 21 anni, si è sottoposto all’ultima seduta con il suo psichiatra. È tornato in cella, si è annodato la felpa al collo e si è impiccato. Accusato di 14 reati che vanno dalla violenza sessuale allo stalking nei confronti di alcune ragazze agganciate su Facebook, due delle quali minorenni, da 4 mesi era in carcere in attesa di giudizio e – afferma l’Osservatorio permanente sulle morti in carcere – «aveva più volte denunciato di aver subito violenze».

Ora il suo nome aggiorna le fredde statistiche: sono 10 i detenuti che si sono tolti la vita da gennaio e 24 i decessi in carcere. Alessandro andava ripetendo: «Qui subisco angherie, ho problemi con gli altri carcerati». Il trasferimento nel reparto di psichiatria, dove si trovava in isolamento da fine gennaio, non l’ha salvato da se stesso. Il pm Giovanni Polizzi ha aperto un fascicolo, al momento senza ipotesi di reato né indagati, e ha deciso di acquisire una relazione della casa circondariale e la cartella sanitaria del Policlinico dove il giovane è arrivato in agonia. Per la famiglia Gallelli di San Vittore Olona – papà impiegato, mamma casalinga, un fratello maggiore e una sorellina – troppi sono i buchi neri nella morte di Alessandro. A cominciare dal fatto che sia stato trasferito dal sesto raggio, il cosiddetto ”protetti” dove è recluso chi è accusato di reati sessuali, al reparto psichiatria: 

«Era in isolamento senza che ce ne fossero le condizioni – sostengono i genitori – e soffriva molto perché era in una cella di due metri per due, dove entrava il freddo». Agli atti non figurerebbero al momento denunce del ragazzo sulle presunte violenze subite in cella. «Non ci risulta che possa essere stato vittima di abusi – rilevano i vertici del carcere – e non sembrava un soggetto a particolare rischio».
 
Anche se il suo percorso è abbastanza tormentato. «Un giovane fragile con problemi a relazionarsi con gli altri», lo ricorda il suo avvocato Giuseppe Lauria. A marzo di un anno fa è stato sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio, il referto evidenziava problemi di asocialità e al medico il ragazzo aveva detto di consumare saltuariamente marijuana.
 
FONTE: Il Mattino del 21/02/12

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