giovedì 27 settembre 2012

Prostituta bruciata in strada a Roma «Punita perché voleva ribellarsi»


di Luca Lippera
ROMA - La scena, in via di Rocca Cencia, un lembo di quasi campagna tra la Prenestina e la Casilina, l’hanno vista in tanti:il corpo di una prostituta romena che fumava a terra come un tizzone, la ragazza che urlava e si contorceva per il dolore, le colleghe che le strappavano furiosamente i vestiti e tentavano di soffocare le fiamme con le mani premendole sulle gambe, sulle braccia e sul basso ventre della vittima.

Pochi istanti prima, Mihaela Roznov, 22 anni, originaria di Botosani Romania settentrionale, redditi da miseria, venti e gelo che scendono senza sosta dalle steppe dell’Ucraina era stata aggredita da due uomini che sono spuntati dal buio con i cappucci di altrettante felpe sulla testa. «L’hanno presa a pugni e a calci hanno detto più tardi le amiche dell’immigrata Quando l’hanno vista a terra, le hanno buttato addosso qualcosa (benzina, ndr), le hanno dato fuoco e sono scappati a piedi per i campi». Gli sconosciuti, per ora, non sono stati né trovati né identificati.

La giovane, soccorsa dai passanti e da una pattuglia dei carabinieri di Tor Bella Monaca, è ricoverata all’ospedale Sant’Eugenio in pericolo di vita: ustioni di terzo grado sul cinquanta per cento del corpo, la minaccia di una setticemia che potrebbe stroncarla, la prospettiva di chissà quante operazioni nel tentativo di ricostruire la pelle. «Ho paura che possano farmi ancora del male ha detto l’immigrata con un filo di voce ad Aldo Forte, assessore regionale alle Politiche sociali, che le ha fatto visita offrendole assistenza Ero venuta in Italia per fare un altro lavoro. Ma sono finita così».

Via di Rocca Cencia, al di là del Raccordo e della Borghesiana, non è lontana da Castelli. Non a caso le indagini sono in mano ai carabinieri del gruppo di Frascati guidato dal colonnello Rosario Castello. L’aggressione, e su questo non c’è dubbio, è legata all’inferno della prostituzione. Ma alla base di tanta barbarie, per gli investigatori, possono esserci più di una ragione. Mihaela Roznov, orfana di padre, è in Italia da circa quattro anni. «Può darsi che una delle bande che controllano il mercato del sesso dicono i carabinieri abbia voluto mandare un messaggio animalesco a un gruppo rivale. Ma non si può escludere la possibilità che la giovane si fosse messa in testa di lavorare da sé e che qualcuno abbia deciso di punire una schiava che non voleva più essere tale».

L’anno scorso la romena fu rapinata sempre a Rocca Cencia e non restò con le mani in mano. Telefonò al 113 e gli agenti del commissariato Casilino fermarono due marocchini. Ma i carabinieri per ora escludono una vendetta a scoppio ritardato, perché, osservano, «i due sanno che sarebbe stato quasi automatico pensare a loro». Piuttosto il punto, per gli investigatori, è il clima che regna nel dedalo urbanistico e sociale che dalla periferia est si estende fino alla Valle dell’Aniene, alcuni chilometri più a nord.


Pochi mesi fa, vicino Tivoli, gli uomini dell’Arma scoprirono una prostituta romena marchiata a fuoco dagli sfruttatori e l’anno scorso diciannove connazionali, tutti della Borghesiana, furono arrestati per una serie di rapine in villa che avevano un unico denominatore: la ferocia. La stessa che occorre per dare fuoco a una prostituta dal viso d’angelo e sfregiarla finché avrà respiro.
Giovedì 13 Settembre 2012 - 12:23

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