giovedì 29 novembre 2012

Assalto ai tifosi inglesi, Times: «Roma la città più pericolosa d'Europa»



ROMA - Un'etichetta odiosa affibbiata alla capitale d'Italia, i dubbi sull'operato delle forze dell'ordine, il sospetto di una matrice antisemita: il giorno dopo l'aggressione ai tifosi del Tottenham la stampa inglese non fa sconti alla Roma calcistica, definita «la più pericolosa città d'Europa». È questa la durissima sentenza del Times che ricorda come in passato altri tifosi inglesi (di Manchester United, Arsenal, Chelsea e Middlesbrough) siano stati vittime delle violenze di ultrà italiani.

A poche ore dal ferimento dei nove tifosi degli Spurs era stato il Daily Mail a definire Roma «la città dei coltelli», dove i violenti agiscono in maniera incontrollata e impunita. L'accusa, pur lanciata in maniera indiretta, è del Guardian che si chiede come una simile aggressione, pianificata da tempo, sia potuta avvenire proprio a Campo de' Fiori, uno degli epicentri della vita notturna romana.

Analoghe accuse sono mosse dal Times che, citando testimoni presenti nei paraggi, denuncia il tardivo arrivo delle pattuglie di polizia («i poliziotti sono arrivati dopo 25»').

In effetti però i primi accertamenti, ancora in corso, non solo hanno individuato la presenza di supporters della Roma nel gruppo degli aggressori, ma stanno portando alla luce anche la presenza nella capitale di tifosi di West Ham e Leeds, rivali del Tottenham, proprio alla vigilia della partita. Lo scrive il tabloid Sun che senza più indugi però ribadisce la matrice antisemita dell'attacco, definito un «assalto neonazista».

Una definizione corredata da tanto di foto del pub sfasciato, della tifoseria laziale e di Di Canio col braccio teso sotto la Curva Nord. Una lettura quasi scontata sia per le simpatie destrorse della curva laziale sia per gli stretti legami tra il Tottenham e la comunità ebraica di Londra.
Venerdì 23 Novembre 2012 - 13:34
Ultimo aggiornamento: 19:03

lunedì 26 novembre 2012

Bug - La paranoia è contagiosa

E' un film del 2006, diretto da  William Friedkin. I protagonisti sono  Ashley Judd (Agnes White), Michael Shannon (Peter Evans). Poi ci sono Harry Connick Jr. (Jerry Goss), Lynn Collins (R.C.) e Brian F. O'Byrne (Dr. Sweet).




Il film è basato sull'omonima piece teatatrale scritta da Tracy Letts (autore anche della sceneggiatura).


In un motel sperduto in una zona desertica, vive Agnes, donna dal passato drammatico, che dopo aver perso il figlio ed essersi separata dal marito allevia la sua solitudine instaurando una relazione saffica con una cameriera. Ben presto nella vita di Agnes arriva Peter, un ex marine timido ed introverso, che la donna spera possa essere l'uomo giusto per rifarsi una vita. Agnes e Peter uniscono le loro solitudini instaurando una relazione che li porterà a tragici eventi, quando Peter rivela alla donna la presenza di insetti nella stanza del motel.Questi insetti, secondo l'uomo, sono stati introdotti nel suo corpo dalla CIA durante la guerra del Golfo. Agnes, non vedendo alcun insetto, dubita dei racconti di Peter ma ben presto entrerà in un tunnel di paranoia, convincendosi di essere al centro di cospirazioni internazionali. Nel loro percorso allucinogeno, Peter e Agnes arrivarenno a compiere atti di scarnificazione e amputazione, fino al tragico epilogo della loro follia.




Il film, ambientato in uno sperduto mondo in mezzo al deserto, è un horror costruito come un sofisticato meccanismo a orologeria, che lascia lo spettatore incollato alla alla sedia fino al tragico finale. Tutto, riecheggia in quella stanza sperduta nel deserto: una donna a cui qualche anno prima hanno rapito il bambino (Agnes White)  ed è vittima di un marito violento (R.C.), un reduce della Guerra del Golfo (Peter Evans) che non sembra del tutto sano di mente, e sostiene di essere stato sottoposto ad orribili esperimenti da parte del Dr. Sweet, un ambiguo militare che dice di essere lì per aiutarlo.

Ogni tanto, sullo sfondo, il rumore di un elicottero. Nella squallida stanza del model dove abita Agnes non sembra succedere nulla di spciale. Eppure succede tutto Alla fine Agnes e Peter si suicidano, bruciandosi vivi convinti che, durante esperimenti sulla guerra del Golfo, sono stati inoculati con insetti mutanti, resistenti ad ogni insetticida. Questi insetti sarebbero vere e proprie armi di controllo della mente. Realtà o paranoia? Evans è solo un folle, o una vittima? Agnes gli crede perchè ha bisogno di lui (è l'unico uomo che ama, suo figlio è sparito, il suo ex la picchia) o perchè ha davvero ragione?

Questo film è un capolavoro basato sulle ambiguità e sui sensi di colpa. Il dottor Sweet è estremamente ambiguo quando asserisce che Peter Evans è semplicemente un reduce della guerra del golfo con qualche rotella in meno, che non è stato sottoposto a nessun trattamento sperimentale. Alla fine, Agnes e Peter trasformano la baracca in mezzo al deserto in un inferno di fiamma. Per Agnes, meglio morire, piuttosto che essere controllati da insetti mutanti, aver perso per sempre un figlio, essere perseguitati da un ex manesco e violento. E poi, Agnes crede in Peter. E Peter è fin troppo convinto di essere vittima di un complotto militare che non gli lascia via di scampo.

Bug non è un semplice horror. Bug è un film sulla condizione della donna nella società americana. Agnes, come Thelma e Louise del film di Ridley Scott, capisce di essere solo una vittima all'interno di quella società. Per loro non c'è che una via di scampo: la morte.

mercoledì 17 ottobre 2012

Anonymous e la lotta ai pedofili: giustizieri del web o vendicatori di abusi?

MINORI IN RETE

Da sempre gli hacker pubblicano i dati di pedofili, spesso sostituendosi alle autorità che faticano nella lotta ai pervertiti

 





Già perché non ci sono solo le banche, le multinazionali e il Vaticano a finire nel mirino dei vendicatori del web. Anzi, una delle prime operazioni degli hacktivist fu rivolta proprio contro i pervertiti della rete. Con DarkNet nel 2011 vennero oscurati 40 siti pedopornografici e vennero pubblicati i nomi di 1500 persone coinvolte nel traffico di materiale pedo-pornografico. Il sito Lolita City venne abbattuto e i 100 GB di disgustose immagini pedopornografiche vennero distrutte. Un successo enorme, che procurò ad Anonymous appoggio e simpatie da ogni parte della rete. L’attacco, annunciato e iniziato ufficialmente il 14 ottobre - e di fatto mai sospeso fino a oggi - ha visto sfoderare le armi più efficaci a disposizione degli hacker per “ripulire” la rete TOR (il sistema di comunicazione anonima) da questa piaga. 
DOVE FALLISCE L'FBI - I pedofili si muovono e agiscono soprattutto nel deep web (il web nascosto) e nella DarkNet, la rete segreta e illegale che gli hacker conoscono molto bene. Quella contro la pedofilia per gli hacktivist è dunque una missione che non è quasi mai stata accantonata: obiettivo sbattere fuori i criminali dalla rete legale e da quella illegale. Catturare i pedofili in rete infatti è molto difficile e spesso nemmeno gli esperti dell'Fbi ci riescono. Così gli Anonymous si sono autonominati giustizieri della rete e hanno scelto la strada di pubblicare nomi e cognomi su Pastebin, il sito utilizzato per i comunicati dai gruppi. 

#OPPEDOCHAT - Quest'estate Anonymous ha dichiarato di nuovo guerra alla pedofilia con #OpPedoChat con un video in cui veniva spiegato come l'obiettivo fosse «ridurre se non di eliminare questa piaga da Internet” e che “per il bene dei nostri seguaci, per il bene dell’umanità, e per la nostra soddisfazione personale si potrà espellere da Internet e distruggere sistematicamente tutti questi gruppi che continuano a operare. Anonymous riconosce la serietà di questo impegno e non si aspetta che sia completato in un breve periodo di tempo». Risultato, sono stati pubblicati, sul sito di riferimento PasteBin, dati che collegano indirizzi IP degli utenti dei forum pedofili incriminati con i loro indirizzi e-mail.

OPERAZIONE CAROLE - Anche le autorità ovviamente non rimangono con le mani in mano. Ma non sempre i governi dispongono di denaro a sufficienza per addestrare personale e aggiornarsi sugli ultimi sistemi di intercettazione in rete. Nonostante le difficoltà, sempre quest'estate la maxioperazione di polizia postale Carole condotta in 141 paesi ha portato all'arresto solo in Austria di 272 pedofili. Si tratta dalla più importante azione di polizia contro la pedofilia informatica mai condotta in Austria e nel mondo, è vero. In Italia sono state condotte 18 perquisizioni in varie città italiane. Le persone denunciate risultano 20, tre delle quali in stato di arresto in quanto in possesso di un ingente quantitativo di materiale pedopornografico. I soggetti dei video e delle immagini sequestrati riguardano per la maggior parte ragazzi in età adolescenziale e bambini piccolissimi, anche sotto i 5 anni, intenti a compiere atti sessuali espliciti con coetanei ed adulti. Le immagini sono per lo più prodotte in paesi dell’Est e del continente asiatico. Ma si tratta di gocce nel mare. Secondo i dati di telefono azzurro, sono 71.806 i siti segnalati nel 2011 in 37 paesi, con 9.433 segnalazioni in più rispetto all’anno precedente- E non solo. Il 40% dei bambini vittime ha meno di 5 anni Il 5% dei pedofili su internet è italiano. 

ANCHE SU TWITTER - E così in tanti decidono di farsi giustizia da sé. Pochi giorni fa anche utenti della rete meno esperti degli hacker hanno deciso di farsi giustizia da soli e hanno iniziato a denunciare su Twitter la presenza di pedofili, a partire dalla Gran Bretagna fino ad arrivare all'Italia. La causa a difesa dei bambini suscita, naturalmente, istintiva simpatia, anche se i metodi di denuncia sommari rischiano di mettere alla gogna anche persone innocenti. Resta da vedere infatti che cosa succederà dopo la denuncia dello stalker di Amanda T. e se le informazioni in possesso degli hactivist si riveleranno veritiere e utili per le indagini o meno.

Mezzo milione di euro a 67 medici: così azienda favoriva i propri farmaci

IL CASO

Indagine dei Nas contro decine di dottori, sia di strutture pubbliche che private, che ricevevano denaro, regali o a cui venivano pagati viaggi per far crescere le vendite di alcune classi di medicinale


E' un'operazione 'medici puliti': 67 dottori in 15 diverse regioni sono indagati per aver ricevuto da una azienda farmaceutica somme di denaro, viaggi all'estero e oggetti di valore con l'obiettivo di incrementare le vendite di alcune tipologie di farmaci.

I carabinieri del Nas stanno eseguendo 77 perquisizioni a carico degli indagati. L'indagine, condotta dal Nas di Bologna e coordinata dalle Procure della Repubblica di Rimini e Busto Arsizio (VA), ha scoperto l'esistenza di una collaudata rete di informatori scientifici di una nota casa farmaceutica che dava o comunque prometteva oggetti di valore a medici sia di strutture ospedaliere pubbliche che private, per un valore di oltre mezzo milione di euro.

Amanda T., Anonymous si fa giustizia: in Rete l'identità del presunto stalker

IL CASO

La ragazza si era suicidata dopo un lungo periodo di vessazione su internet. Secondo il collettivo il responsabile è un uomo di 32 anni di Vancouver, utente di siti pedopornografici. Gli hacker hanno pubblicato generalità e indirizzo dell'individuo, coinvolto in un altro caso di molestie sessuali

Il gruppo hacktivista Anonymous ha scoperto la presunta identità e ha diffuso le generalità dell'internauta responsabile della persecuzione di Amanda T. 1, la ragazza canadese 15enne che si è suicidata dopo tre anni di angherie e cyber-bullismo. Anonymous ha iniziato la caccia all'uomo dopo l'arrivo in Rete di immagini dell'autopsia della ragazza, in cui il corpo appariva nudo.

La ragazzina aveva diffuso un mese fa su Youtube un video nel quale raccontava i ricatti e le sofferenze subite da parte di questo anonimo stalker che l'aveva convinta, quando era dodicenne, a farsi riprendere a seno scoperto e poi aveva diffuso ripetutamente negli anni quelle immagini, tanto da umiliarla fino al suicidio, la scorsa settimana. L'uomo indicato da Anonymous, secondo le ricostruzioni, è lo stesso che lo scorso lunedì è comparso in un tribunale per rispondere dell'accusa di molestia sessuale in un caso non legato a quello di Amanda.

Secondo gli hacker si tratta di un uomo di 32 anni, residente a Vancouver, assiduo frequentatore di siti pedopornografici. Gli hacker nel loro messaggio video in rete forniscono il nome e cognome e anche l'indirizzo esatto del presunto stalker, tanto che la polizia canadese nutre timori per la sua sicurezza. Le generalità dell'uomo sono state pubblicate su Pastebin, e il presunto stalker viene descritto come "il pedofilo che ha estorto immagini private" ad Amanda.

Poco dopo sul web sono apparse immagini prese da Google Street View dell'indirizzo dell'uomo, screenshot del suo profilo Facebook, chat prese da un sito in cui, con un account presumibilmente a lui collegato, l'uomo adescava ragazze. 

Scrivono gli hacker in una lettera all'emittente canadese CTV: "Generalmente non amiamo avere a che fare con la polizia direttamente ma in questo caso ci siamo sentiti nell'obbligo di utilizzare le nostre capacità per proteggere i minori. Questa è una storia a cui non siamo indifferenti."
(16 ottobre 2012)

L'addio al mondo di Amanda T. 15 anni, vittima del cyber-bullismo

IL CASO

La ragazza si sarebbe uccisa in seguito a ripetuti episodi di violenza, tra cui la diffusione di immagini private online, insulti sui social network, inviti a farla finita, percosse. Due tentativi precedenti, e un video in cui la giovane racconta il suo tormento attraverso messaggi scritti. Che ora restano come potente atto di denuncia di TIZIANO TONIUTTI

AVEVA quindici anni Amanda T. Una ragazzina canadese come tante, visetto carino, sguardo vispo, e una vita connessa in Rete come la maggior parte degli adolescenti di oggi. Una vita che Amanda ha deciso di interrompere suicidandosi, con un gesto su cui gli inquirenti stanno cercando di fare luce.

Amanda si è tolta la vita perché a differenza della gran parte degli altri ragazzi della sua età, non era spensierata. Da quando aveva conosciuto "lui" su Facebook, la sua vita era cambiata. Esponendo al mondo il suo corpo ancora non da donna, in immagini scattate con la webcam durante un momento intimo. Un "flash", come dicono i ragazzi oggi, in cui la ragazza mostrava il seno allo sconosciuto dall'altra parte della connessione.

Lui era un cyber-bullo, ma Amanda non poteva saperlo. Da lì a poco, l'avrebbe minacciata di diffondere le immagini online, se lei non avesse acconsentito di "dare spettacolo" per lui. Finendo poi per pubblicarle comunque. Tanto che Amanda ha ricevuto la notizia dall'agente di polizia arrivato a casa sua, che le ha detto poche parole: "Le tue foto le hanno viste tutti".

Lo scorso 7 settembre, Amanda aveva deciso di raccontare la sua storia con un video, toccante, in cui fa scorrere una serie di cartelli che dipingono una discesa in un pozzo di incapacità di reagire a chi martoriava la sua sensibilità. Trasformando la gioia di ricevere complimenti in una finestrella di chat in attacchi di ansia, depressione, panico nella vita reale.  A quindici anni Amanda ha tentato di combattere contro il bullismo ai tempi di internet, e non ce l'ha fatta. La sua storia scorre su decine di biglietti sfogliati davanti alla telecamera, un sogno di ragazzina che diventa un inferno. A cui Amanda aveva provato a porre fine già altre due volte.

Alla scuola di Vancouver a cui Amanda era arrivata da qualche mese dicono di aver fatto "di tutto per aiutarla". Ma non è bastato. Perché dopo l'episodio delle foto, che aveva causato una serie di reazioni online, tra cui molte pesanti per la ragazza, c'era ancora violenza in attesa dietro l'angolo. Amanda era andata via, in un'altra scuola, in un'altra città. E là aveva incontrato un altro uomo, più grande, già in una relazione. La compagna dell'uomo l'ha cercata e l'ha picchiata, in pubblico, mentre chi assisteva alla scena incoraggiava il pestaggio. Ma non era il dolore causato dagli altri a ferire Amanda, più di quanto avesse deciso di fare lei: una volta rientrata con il papà, ha tentato di bere della candeggina, sopraffatta dal desiderio di morire. Una lavanda gastrica è stata sufficiente a riportarla a casa. Solo per aprire Facebook e trovare insulti, maledizioni e inviti a farla finita, a bere "il giusto tipo di solvente" per ammazzarsi.

"Non ho nessuno, ho bisogno di qualcuno", scrive Amanda con la sua calligrafia da ragazza. Negli ultimi fotogrammi del video, sulle sue braccia si vedono dei tagli. Non si sa se provocati da altri o da lei stessa, segni arrivati fino alla pelle dall'anima irreparabilmente danneggiata di un'adolescente. Le ferite di Amanda non si chiuderanno più, la sua storia diventerà una cicatrice come altre simili che vedono l'innocenza scontrarsi con la violenza. E quello scorrere di note, cartelli che raccontano il tormento della ragazza dall'inizio alla fine, sono ora il più potente viatico possibile contro l'alienazione umana, presente e agghiacciante anche nella cosiddetta epoca "social".
(12 ottobre 2012)

L'eroe qualunque, il ragazzo africano che si è ribellato ai "caporali" del Sud

IL PERSONAGGIO

Yvan Sagnet arriva dal Camerun anche grazie alla passione per il calcio. Ma scopre il lato peggiore dell'Italia. La sua storia è diventata un libro che racconta la rivolta contro lo sfruttamento dei migranti nelle campagne pugliesi
di ROBERTO SAVIANO

QUESTA è una storia d'amore nata per caso tra un bambino e un Paese, la racconta Yvan Sagnet nel suo libro Ama il tuo sogno (Fandango). Il bambino è Yvan che nel 1990 aveva 5 anni e il Paese è l'Italia. È una storia d'amore che parte dal calcio. Yvan è nato Douala, in Camerun, nel 1985 e nel 1990, come molti bambini camerunensi, visse la cavalcata trionfale dei Leoni d'Africa nel mondiale, dalla prima partita con l'Argentina di Maradona fino ai quarti di finale contro l'Inghilterra. Napoli, domenica primo luglio. Ancora oggi chi c'era ricorda i tifosi del Camerun, coloratissimi, sportivi e con l'espressione di chi non poteva credere a ciò che stava accadendo.

Essere arrivati fino a lì aveva del miracoloso: il Camerun era la prima squadra africana a raggiungere i quarti di finale in Coppa del Mondo. E Napoli, dove si svolse la partita, tifò con loro sperando nel miracolo. La partita fu incredibile, con il Camerun in vantaggio per 2-1 fino a otto minuti dal termine dei tempi regolamentari. Poi il primo rigore all'Inghilterra, i supplementari, il secondo rigore e la sconfitta. A Yvan quella partita ha cambiato la vita. Il ricordo del rientro in patria della nazionale, che pur non avendo vinto il mondiale aveva ottenuto il rispetto di tutto il mondo, per Yvan significava una sola cosa: un nuovo sguardo sul suo paese, maggiore attenzione su un Camerun in crisi economica e politica. E questo nuovo sguardo era stato possibile proprio grazie al mondiale e al paese che lo aveva ospitato: l'Italia. A scuola il
programma di economia dei licei camerunensi prevedeva lo studio del sistema economico francese, ma lui decise per conto suo di specializzarsi sull'economia italiana.

Dal calcio all'economia. Yvan impara l'italiano e con un permesso di studio si iscrive all'università di Torino perché vuole diventare ingegnere. Finalmente può conoscere dal vivo il calcio italiano che ha amato da bambino. Tifa Juventus ma la prima partita dal vivo della sua vita la vede di spalle, come steward, allo stadio. Sono i primi di luglio del 2011 e i soldi della borsa di studio non bastano. Alcuni amici di Torino gli dicono che al Sud si può andare a lavorare per la raccolta del pomodoro perché serve manodopera. Così Yvan decide di trasferirsi nelle campagne salentine, a Nardò, dove sa di una masseria che accoglie i braccianti che fanno la stagione, togliendoli dalla strada, dove spesso dormono accampati sotto gli alberi, dentro case di cartone, senza acqua né corrente elettrica. Eppure anche alla Masseria Boncuri, nonostante l'impegno di tante associazioni di volontariato, la longa manus dei caporali detta le sue leggi.

Appena arrivati, i caporali requisiscono i documenti ai braccianti e li usano per procurarsi altra mano d'opera, altri immigrati, ma clandestini. Il rischio che i documenti vadano persi è altissimo e quando accade i braccianti diventano schiavi. Le condizioni di lavoro sono agghiaccianti: diciotto ore consecutive, di cui molte sotto il sole cocente. Chi sviene non è assistito e se vuole raggiungere l'ospedale deve pagare il trasporto ai caporali. Il guadagno è di appena 3,5 euro a cassone, un cassone è da tre quintali e per riempirlo ci vuole molto tempo, ore. Si lavora con questi ritmi anche durante il Ramadan, quando molti lavoratori di religione islamica non bevono e non mangiano. In Italia la disoccupazione è una piaga che sembra insanabile. Eppure questi ragazzi trovano lavoro, trovano un lavoro a condizioni inaccettabili per quasi la totalità dei disoccupati italiani. Si crede che i ragazzi africani siano abituati a una vita di disumanità, sporcizia, alloggi immondi e quindi questa attitudine alla suburra la sopportino in Italia perché medesima nel loro paese.

Nulla di più falso. Yvan scrive: "Mentre nel mio paese la dignità è sacra, a tutti livelli della scala sociale, il sistema dei campi di lavoro (in Italia, ndr) è appositamente studiato per togliere ai braccianti anche l'ultimo scampolo di umanità". 

Ma accade qualcosa che i caporali non hanno previsto. I braccianti in genere strappano le piantine alla radice per batterle sulle cassette così che i pomodori cadono tutti. Ma quel giorno il caporale impone un altro metodo. Servono pomodori da vendere ai supermercati per le insalate, quindi devono essere presi e selezionati uno a uno. Si tratta di riempire gli stessi cassoni di sempre, ma selezionare i pomodori significa raddoppiare la fatica. Il caporale impone tutto questo lavoro allo stesso prezzo: Yvan e gli altri braccianti non trovano alternative, si sollevano. È l'inizio della rivolta e Masseria Boncuri ne diventerà il simbolo con l'enorme striscione "Ingaggiami contro il lavoro nero". Ma lo sciopero non è facile da gestire soprattutto perché è quasi impossibile comunicare tra i diversi gruppi etnici. Gli unici a esprimersi facilmente in italiano sono i tunisini; per altri (bukinabé, togolesi, ivoriani, ghanesi, nigeriani, etiopi, somali) è necessario parlare in inglese e francese; altri capiscono solo la lingua araba. Eppure, nonostante le diversità, lo sciopero continua: tante culture e tante visioni della lotta hanno finito per essere non la debolezza ma la forza della protesta, che a un anno e mezzo da quella di Rosarno, è più organizzata e riesce a guadagnare un'eco nazionale. Gli italiani sembrano prendere finalmente coscienza delle condizioni difficili di chi lavora nei campi e le istituzioni sono costrette ad ammettere che il problema caporalato esiste.

La magistratura trova la forza per continuare le indagini già in corso, spesso protette da omertà e scarsa collaborazione, e a maggio 2012 i carabinieri del Ros arrestano 16 persone  -  presunti caporali e imprenditori agricoli  -  nell'ambito dell'operazione "Sabr" che ha colpito un'organizzazione criminale attiva tra Rosarno, Nardò e altre città della Puglia. Ma la reazione alla rivolta, allo sciopero, al clamore mediatico, all'inchiesta della magistratura e agli arresti, non si fa attendere. Alessandro Leogrande (autore peraltro di un importante reportage Uomini e caporali sui desaparecidos polacchi nel triangolo del pomodoro vicino Foggia) nell'intervista finale che accompagna il libro di Yvan Sagnet, svela che c'è un piano per uccidere Yvan e lo hanno ordito alcuni caporali tunisini che ancora operano a Nardò. La vita del primo leader nero italiano è, oggi, seriamente in pericolo. Quello che sento di poter fare con queste righe è non lasciarlo solo. Senza il suo impegno, senza questo ragazzo africano e gli altri che hanno lottato con lui, non esisterebbe la legge contro il caporalato, eppure i caporali esistono al Sud da più di un secolo. La speranza del mezzogiorno italiano sta proprio in questa parte d'Africa che arrivata al Sud, trasforma il Sud e rimette in gioco interi territori, migliorandoli. Rischia la vita per una democrazia diversa, battaglia che molti italiani hanno rinunciato a combattere.
 (17 ottobre 2012)

giovedì 11 ottobre 2012

Prostituzione nel Municipio XI: l’amministrazione chiede di rifinanziare il progetto Roxanne

Prostituzione nel Municipio XI: l'amministrazione chiede di rifinanziare il progetto Roxanne

Secondo l'Assessore Beccari (SEL) "Il progetto Roxanne è fondamentale per sottrarre le prostitute dal racket. Non rifinanziarlo, sarebbe un delitto"

di Fabio Grilli - 10 ottobre 2012



Nel territorio del Municipio XI, non sono pochi i luoghi utilizzati dalle prostitute per appartarsi con i propri clienti.

LA PROSTITUZIONE NEL TERRITORIO. Alcuni li abbiamo trattati specificatamente. E' il caso di Largo Veratti, dove le prestazioni a pagamento si consumano a ridosso delle abitazioni; oppure, sempre in zona Marconi, abbiamo descritto la situazione di Largo Gibilmanna, laddove il fenomeno, fino alla recente bonifica, si consumava a ridosso della collinetta e del parcheggio antistante. Ma ci sono anche luoghi del tutto insospettabili, come gli scavi in via Padre Semeria, alla Garbatella. Ed altri particolarmente noti, come le carreggiate laterali della Cristoforo Colombo, o ancora la zona intorno a piazzale dei Navigatori.

LO SFRUTTAMENTO SESSUALE. Ognuna di queste situazioni, crea disagio, imbarazzo e degrado, per i residenti che sono costretti a subirle. Di conseguenza, ogni misura repressiva che, almeno temporaneamente, riesca ad arginare il fenomeno, viene ben vista dagli abitanti. Eppure, oltre alle disquisizioni in merito al ripristinato decoro, ci sono altri aspetti da prendere in considerazione, quando si parla di prostituzione.Tra questi, anche per effetto di importanti azioni di polizia che riescono a riaprire la questione, va sicuramente annoverato il tema dello sfruttamento sessuale.

IL PROGETTO ALEMANNO E ROMA CAPITALE. Uno degli strumenti di cui l'amministrazione capitolina, nel corso degli ultimi anni, si è dotata, è relativa al progetto Roxanne. Un servizio volto all'assistenza, alla prevenzione, ed alla costruzione d'un percorso insieme alle prostitute, che è finalizzato all'uscita di queste ultime da eventuali situazioni estorsive. Un progetto che, anche recentemente, è stato rimesso in discussione.


"Quando si insediò la Giunta Alemanno, una delle prime cose che disse l'Assessora Belviso - ricorda l'Assessore Municipale alla Politiche Sociali Andrea Beccari (SEL) - fu che, secondo lei, il progetto Roxanne era uno spreco di risorse. Come reazione, da parte nostra, che stiamo nei territori e vediamo tangibilmente qual è il destino delle vittime della tratta sessuale nelle nostre strade, fu una dura alzata di scudi, in difesa del progetto".

PROGETTO DEFINANZIATO. "Successivamente, quando la Giunta Alemanno, nel mese marzo, ha proposto il Bilancio comunale, ricorda l'Assessore municipale - ci siamo accorti che i fondi che dovevano essere destinati per finanziare il Roxanne, erano stati cancellati. Ora noi ci aspettiamo che, quando si avvierà la discussione sul bilancio, la Giunta faccia un passo indietro, accogliendo le nostre proposte di emendamento - avanzate per il tramite della Consigliera Gemma Azuni (SEL) - finanziando un progetto che è importantissimo perché ha prodotto negli ultimi anni la possibilità, per qualche centinaio di donne, di uscire dallo sfruttamento e dalle tratte".


LA GENESI DEL PROGETTO. Anche la Consigliera Azuni, recentemente, ha sottolineato la necessità di fare un passo indietro, da parte della Giunta, al fine di riconsiderare il finanziamento su un progetto che affonda le sue radici nella consigliatura precedente. "L'Amministrazione di Roma Capitale, già dal 1999, si impegnò con un programma di interventi che, partendo dall'art. 18 del Dlgs 286/98, fece nascere il Servizio Roxanne in favore di vittime della tratta, ovvero del traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento - sessuale o lavorativo" ricorda la Azuni.


LO SPORTELLO E" LE UNITA' DI STRADA. Quindi è fondamentale che venga finanziato - riprende l'Assessore Beccari - poiché è un progetto importante, sia come sportello che agisce come punto di riferimento per le donne, che possono rivolgersi agli operatori per avere degli accompagni presso le strutture sanitarie e per avere delle consulenze legali, sociali e sanitarie; ma anche per le unità di strada che cercano di intercettare queste persone, proponendo anche dei servizi di prevenzione, attraverso la distribuzione di profilattici. Mediante il lavoro delle unità di strade si cerca di creare un contatto - chiarisce Beccari - al fine d'innescare, insieme a loro un, percorso accompagnato di fuoriuscita protetta, dallo sfruttamento. Per tutte queste ragioni - conclude l'intervista l'Assessore alle politiche sociali del Municipio XI. Sarebbe veramente un delitto non rifinanziare il progetto Roxanne".





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L'armeria del Casilino era dei fascisti romani

L'armeria del Casilino era dei fascisti romani

Scoperta alla fine del 2011, dopo l'omicidio di un cinese e della sua bambina, sarebbe stata custodita da uno dei Giannotta, custodi della sede di Acca Larentia. 









 
E' ufficiale, la guerra di mala, a Roma, è una faida nella destra estrema che svela l'intreccio tra i poteri criminali e le parentopoli di Alemanno, ossia il malgoverno della Capitale. I nuovi sviluppi nelle indagini sull'arsenale trovato nel quartiere Alessandrino a Roma, lo scorso 17 dicembre, hanno portato all'arresto dei pregiudicati romani Fabio Giannotta, 35enne e Mauro Santori, dieci anni più anziano. Sarebbero loro i custodi delle armi scovate dai carabinieri alla periferia Est di Roma, all'interno di un box auto. L'armeria conteneva 5 armi da guerra (un fucile d'assalto cinese, un kalashnikov, due pistole mitragliatrici, un pistola), 16 armi comuni da sparo provento di furti e rapine (15 pistole semiautomatiche e a tamburo e un fucile a pompa), 1 autovettura e 2 motoveicoli provento di furto (uno dei quali con a bordo due pistole con il colpo in canna), nonchè materiale per mascherarsi utilizzato per la commissione di rapine. Allora furono arrestati in flagranza di reato due uomini, N.C. 49enne pregiudicato e P.M. 31enne incensurato, che sono tuttora detenuti nel carcere di Roma Regina Coeli.

Fabio Giannotta, 35 anni, è fratello di Mirco, il capo ufficio al Decoro Urbano della società municipalizzata capitolina Ama, coinvolto nello scandalo parentopoli. Fabio, tra le altre imprese, ha preso parte alla tentata rapina alla gioielleria Bulgari nel centro storico di Roma nel 2007 con un carro attrezzi. Tutt'e due sono figli di Carlo, 58 anni, fermato in relazione al ferimento il 2 gennaio a Tivoli Terme di Francesco Bianco, tre proiettili alle gambe. L'Arma giurò allora che la politica non c'entrava ma lo sparatore presunto è il custode della sede storica di Acca Larentia (che Alemanno frequentava in gioventù) e il gambizzato viene dai Nar. E ora uno dei figli, probabilmente tradito da un compare di rapine arrestato poco prima di Capodanno a ridosso dell'uccisione di un commerciante cinese di Torpignattara e della sua bimba piccolissima.

In un articolo a ridosso dei fatti (http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=6282&typeb=0&16-01-2012--I-perche-della-faida-tra-fascisti) Globalist aveva raccontato delle tensioni tra fascisti a cavallo dell'anniversario dell'eccidio di Acca Larentia dove, il 7 gennaio del '78, furono uccisi due neofascisti del Msi in un agguato terroristico e un terzo lo ammazzò un ufficiale dei carabinieri. I fatti di cronaca nera si sono intrecciati in maniera impressionante con gli strappi tra i cuori neri che sono giunti ad annullare il corteo unitario alla vigilia dell'anniversario. Bianco sarebbe stato ferito con tre colpi di pistola alle gambe e alla mano a causa di un forte contrasto con Giannotta sulla linea politica da seguire. La sede non appartiene in esclusiva ad alcun movimento politico e vi gravitano appartenenti a gruppi diversi, accomunati dalla memoria dei tre ragazzi morti.

Giannotta sarebbe vicino a Forza Nuova, secondo quanto riferito, così come in passato Bianco. Sempre nella stessa operazione dei Ros, ossia in relazione alla gambizzazione di Bianco, è stata perquisita la sede di Casapound di Roma, sede gentilmente "donata" dal Sindaco Alemanno ai fascisti del III millennio appunto di Casapound in cui il figlio del sindaco, Manfredi Alemanno, sta muovendo i primi passi dell'educazione alla politica come star della giovanile di Casapound, il Blocco studentesco.
[che.ant]

martedì 2 ottobre 2012

Le studentesse prostitute per necessità

05/06/2012 - E' allarme a Cagliari. Sempre più ragazze e signore si vendono per effetto della crisi. E la criminalità, stavolta, non c'entra

Le studentesse prostitute per necessità

Ne parla Matteo Vercelli su L’Unione Sarda. A Cagliari è scattato l’allarme prostituzione: sempre più donne e studentesse fuori sede, infatti, si vendono a causa della crisi economica. Dietro di loro non c’è nessuna organizzazione criminale, ma solo la paura di finire per vivere nella povertà. E nella disperazione.

LUCCIOLE IN CENTRO – Le lucciole sono comparse anche nei pressi di un liceo:
«Ho un figlio disoccupato e un marito disabile. Gli assistenti sociali mi hanno chiuso la porta in faccia. Per guadagnare i soldi necessari per sfamare la mia famiglia sono costretta a prostituirmi ». Arrivando così a farlo davanti a uffici regionali e al liceo Siotto, tra l’imbarazzo e il disappunto dei genitori degli studenti. La scelta del marciapiede è fatta per povertà e necessità. Il dramma, raccontato da una donna cagliaritana alle operatrici delle unità di strada, ha per teatro il triangolo tra viale Trento, piazza Sorcinelli e viale Trieste. «Negli ultimi mesi», spiegano le volontarie, «le prostitute sarde sono aumentate. Abbiamo notato dieci, quindici presenze nuove. Quasi tutte storie di povertà». Nessuna organizzazione criminale. Niente protettore o “maman”.
LE PROTESTE – L’attività delle nuove lucciole in aree molto frequentate ha generato il disappunto dei commercianti e dei residenti. Continua Vercelli su L’Unione Sarda:
Dietro i nuovi casi di prostituzione “nostrana” c’è la disperazione. Porta le donne, non più giovani, in strada a due passi dagli studenti. Perché la prostituzione non ha orario. E il marciapiede si popola anche a fine mattina. Capita così che i genitori vadano a prendere la figlia all’uscita del liceo Siotto di viale Trento sentendosi in imbarazzo. Protestano anche residenti, commercianti e dipendenti degli uffici pubblici. Loro, sole e senza reddito, oppure con un figlio a carico, ne farebbero a meno. Alcune sono costrette a convivere con la disoccupazione degli uomini di casa, marito e figli. Oppure hanno il compagno disabile. I sussidi a volte non bastano per arrivare a metà mese. E riuscire a mettere in piedi un pranzo e una cena diventa una tortura. «Chiedono aiuto», spiegano le operatrici di strada, «ai servizi sociali del Comune. Si sentono rispondere che le situazioni come la loro sono troppe. Impossibile dare una mano a tutte».

LE STUDENTESSELe operatrici di strada raccontano che sempre più studentesse fuori sede si vendono, in casa, per rendere meno gravosi i costi elevati della vita universitaria lontano da casa:
Una scelta triste e dolorosa. Arrivano dai loro quartieri, quelli popolari. Si prostituiscono durante il giorno. Mettere da parte qualche soldino non è facile. E comunque la notte sono a casa. Con le famiglie o nella loro solitudine. «Sono esperienze tristi, di forte disagio sociale. Raccogliamo il loro sfogo e se possibile interveniamo. Ma serve ben altro», commentano le operatrici delle unità di strada. Chiedono l’anonimato perché le interlocutrici non gradiscono che le loro storie vengano raccontate sui giornali. «Hanno una grande dignità », ricordano. Accanto alla prostituzione per povertà e necessità, sembra essere in aumento anche quella delle studentesse universitarie fuori sede. «Mantenersi in città non è facile», spiegano le operatrici volontarie. «Così queste giovani scelgono di ricevere i clienti a casa. Prestazioni sessuali a pagamento non molto frequenti ma dettate anche in questo caso dalla necessità». Fenomeno difficilmente quantificabile. «Sono parecchie. Ultimamente le cronache che raccontano di escort e festini in ville fanno apparire queste cose più normali. In molte si fanno trascinare. Per poi pentirsene per tutta la vita».

Dall'esercito dei Petrucci al genero dell'ad ecco i contratti truccati dell'azienda trasporti

I VERBALI

Tra le assunzioni illecite che vengono contestate dai pm c'è quella della moglie dell'assessore Marco Visconti. Lady Ambiente ai pm: "Ho mandato una lettera e mi hanno presa"

di MARIA ELENA VINCENZI
 

Lettere di assunzione con date falsificate, colloqui con personaggi sconosciuti, curricula inviati via posta di cui, ovviamente, non resta alcuna ricevuta. E poi, soprattutto, figli di, amici di, coniugi di. Le carte depositate dalla procura per l'inchiesta sulla parentopoli all'Atac dipingono un'azienda dove tutto era lecito. Otto gli indagati, 46 le assunzioni sospette, tanti i nomi illustri. Tra cui quello della moglie dell'assessore all'Ambiente, Marco Visconti. Una vicenda che ieri ha mandato su tutte le furie Alemanno che solo dopo un confronto serrato ha detto no alle dimissioni del suo collaboratore.

Lady ambiente e la "mano" del marito
Barbara Pesimena, classe 1973, viene sentita dal pm Francesco Dall'Olio il 5 dicembre scorso. "Sono stata assunta dalla società Met. Ro nel 2008 con mansioni di capo ufficio della parte amministrativa della struttura sanitaria per la sicurezza sul lavoro del personale. La mia retribuzione è di circa 2.600 euro netti al mese". Il magistrato vuole sapere come è stata assunta: "Dopo aver spedito il curriculum per posta, ma non ho ricevuta dell'avvenuta spedizione, sono stata chiamata telefonicamente per un colloquio che si è svolto in via Tiburtina, dinanzi a un dipendente Met. Ro di cui non ricordo il nome, presso la sede di Met. Ro in data che
non ricordo, ma comunque nel periodo di fine estate del 2008".

Ricorda poco, la signora Visconti. Dirigente con un diploma da ragioniera e, secondo l'accusa, si legge nell'avviso di conclusione indagini, "palesemente priva della competenze adeguate a svolgere, in posizione dirigenziale, funzioni gestionali di notevole complessità, come agevolmente desumibile dal titolo di studio e dalla pregresse esperienze lavorative (segretaria in un poliambulatorio medico, responsabile vendita e casse in negozio di abbigliamento, assistente amministrativa in un negozio di telefonia) obiettivamente e palesemente prive di qualsivoglia rilevanza o rispondenza rispetto al suo inquadramento".

Ma l'assunzione di lady Ambiente viene spiegata al telefono dal marito. È il 18 dicembre 2010, Visconti parla con Francesco Maria Orsi: "Se tu fai l'assessore ai Trasporti, tu moglie, cioè, io stavo al patrimonio, la mia compagna è entrata con Bertucci, gli ho dato una mano ai trasporti, non l'ho mandata a Risorse per Roma".

Il genero dell'ad
Una delle 46 assunzioni che vengono contestate è quella di Patrizio Cristofari, responsabile del settore Manutenzione e Opere Civili ed Impianti. Un ragazzo fortunato. Alla fine del 2008 invia il curriculum a varie società, tra cui anche Atac. È lui stesso a spiegare ai carabinieri di via In Selci il suo curriculum: "Ero diplomato perito industriale in elettronica e automazioni. Ho conseguito un diploma presso l'Itis Maxwell di Roma nel 1990, mentre il secondo presso un istituto di Monterotondo di cui non ricordo il nome". Una stranezza non sapere dove ci si è diplomati.

Eppure lui è stato selezionato dall'ufficio del personale Atac per un incarico da 150mila euro l'anno. "Alla fine del 2008 venni contattato dall'ad di Met. Ro, Antonio Marzia, per un colloquio di lavoro. Parlai direttamente con lui". I militari gli chiedono se abbia legami in Met. Ro. "No. Nella Trambus lavorava mio suocero, Adalberto Bertucci in qualità di ad, divenuto successivamente ad della nuova Atac dopo la fusione". Chiosa il pm: "palesemente privo delle competenze adeguate, dichiara di aver svolto attività lavorativa quale funzionario di Astral Spa omettendo di specificare mansioni, ufficio, principali attività".

La cubista, la segretaria e l'esercito dei Petrucci
Tra le carte compare il verbale di Giulia Pellegrino, la cubista segretaria: "Ho presentato un mio curriculum, ho superato le selezioni e non intendo aggiungere altro per non arrecare pregiudizio alla mia posizione processale". Il 12 dicembre viene sentita Loredana Adiutori, dirigente Trambus con figlia che lavora nella stessa azienda e incarico da 100 mila euro l'anno. Un diploma da ragioniera e molti anni nella segreteria di vari politici. Assunzione illecita per il pm.

L'occhio degli inquirenti si sofferma anche su alcuni contratti degli autisti. C'è una una lunghissima sfilza con un solo cognome: Petrucci. Se ne contano ne sono 32. Alcuni altri ammettono di aver qualche zio, un fratello, un cugino. Altri nessun contatto, solo lo stesso cognome. Sarà un caso?
 
 (30 settembre 2012)
 

Parentopoli Atac, carriere lampo. Se la cassiera fa il dirigente

IL CASO

Nei verbali dell’inchiesta il caso della moglie dell’assessore Visconti, dirigente da 73mila euro annui, diplomata in ragioneria, e dell’ex terrorista Nar Francesco Bianco

 di MARIA ELENA VINCENZI 
 

L'Atac come un paese del Bengodi dove le precedenti esperienze lavorative, le referenze, non contano nulla. E dove non contano nemmeno il titolo di studio e, tantomeno il voto con cui quel titolo è stato conseguito. Il caso di Barbara Pesimena, moglie dell'assessore capitolino all'Ambiente Marco Visconti è solo uno dei 46 casi presi in considerazione dal pubblico ministero Francesco Dall'Olio che presto chiederà il rinvio a giudizio per gli otto indagati (tra cui, appunto Visconti). Lady Ambiente non è stata l'unica a essere assunta con ruolo da dirigente e stipendio da 73mila euro l'anno in barba al titolo di studio (diploma di ragioneria) e alla pregresse esperienze professionali (segretaria in un poliambulatorio medico, responsabile cassa di un negozio di abbigliamento e assistente amministrativa di un negozio di telefonia). Casi ce ne sono parecchi. Si scopre cosi dall'avviso di conclusione indagini che Francesco Bianco, l'ex Nar assunto in Atac a 32mila euro l'anno, aveva gestito un edicola prima di venire reimpiegato come "operatore d'ufficio autoferrotranvieri". E, soprattutto, che all'azienda non importava nulla del suo titolo di studio. Scrive il pm che Bianco ha affermato "di aver conseguito la licenza media presumibilmente negli anni tra il 1974 e il 1975 a Roma in scuole medie statali di cui non ricorda il nome e la via". Evidentemente l'azienda lo voleva a tutti i costi. Ecco perché chiude un occhio sul fatto che l'ex estremista non presenti il certificato penale ("dal quale si evince invece che lo stesso risultava gravato da numerosi precedenti", spiega il magistrato) ma si limiti ad allegare i carichi pendenti e un'autocertificazione in cui, invece di indicare i suoi precedenti, dichiara "di aver estinto completamente il suo debito con la legge".

La moglie dell'assessore e l'ex Nar sono in buona compagnia. Accanto a quelli come Barbara Pesimena e Loredana Adiutori (ex segretaria dell'assessore Marchi, 100mila euro l'anno, ruolo da dirigente e un diploma magistrale) alle quali il colloquio non viene nemmeno fatto, ce ne sono altri che, scrivono i carabinieri del nucleo investigativo nell'informativa del 5 maggio, dicono di aver fatto una selezione, della quale non resta alcuna prova. Non c'è da stupirsi, dunque, se Fabio Giangreco, descritto dall'agenzia interinale Praxi come "persona giovane e inesperta da utilizzare in compiti di taglio elementare, non amante dello studio, senza esperienza strutturata e con profilo di personalità in fase di maturazione", viene assunto come "collaboratore d'ufficio" a 32mila euro l'anno, nonostante la sua unica esperienza professionale fosse durata 4 mesi nell'azienda metalmeccanica di una parente e il suo diploma di ragioneria fosse stato conseguito con il minimo dei voti. Nessuna meraviglia nemmeno se Claudia Manetta in Atac specialista tecnico amministrativo vanti un diploma da stilista di moda e, un curriculum in cui figura l'incarico da direttore di sala in un music pub, la responsabile di un negozio di maglieria e, ovviamente, la segretaria politica. O se Marco Bernardini, sindaco di Montelibretti, viene ritenuto il 10 luglio 2008 "non idoneo" e poi, appena due mesi dopo, firma il contratto.
 
 (01 ottobre 2012)
 

Cubiste e mogli, allegre assunzioni della parentopoli romana I

IL CASO PARENTOPOLI

Il nuovo caso di lady Visconti e uno scandalo senza fine. Giulia Pellegrino è una ex cubista. È stata assunta in Atac come segretaria del direttore industriale

 
Mogli, figli, generi, cognati, nipoti, portaborse, segretarie, persino una cubista (Giulia Pellegrino), un ex piduista (Giuseppe Remo Croce) e un militante dei Nar pluripregiudicato poi finito gambizzato (Francesco Bianco): è un inno al familismo amorale la gestione dell'Atac nell'era Alemanno. Più di ottocento assunzioni effettuate nel giro di pochi mesi, per chiamata diretta, tutte riconducibili al clan politico o sindacale del sindaco di Roma. Gente dal curriculum incerto, spesso improvvisato, quasi sempre piazzata in posti di comando senza neppure lo sforzo di una selezione, figuriamoci un concorso. Un album da brividi.

IL CLUB DELLE MOGLI 
Si entra solo se hai lo sponsor giusto, in genere un politico del Pdl tendenza An, con qualche sporadica variazione forzaitaliota. La più nota è senz'altro Barbara Pesimena, consorte dell'assessore all'Ambiente Marco Visconti, al tempo dell'assunzione  -  tengono a precisare i due  "solo convivente": per lei un incarico da oltre 70mila euro l'anno come responsabile dell'area sanitaria. Segue poi Stefania Fois, ex pittrice e compagna del già capogruppo di An in Campidoglio ora deputato Marco Marsilio: capo della Direzione Comunicazione. Mentre alla direzione Area Normativa è stata indirizzata Claudia Cavazzuti, dolce metà del senatore azzurro Stefano De Lillo. E se l'ex assessore ai Trasporti, Sergio Marchi, fece trasferire dal Cotral la fidanzata Flavia Marino. A Gioacchino Camponeschi, segretario regionale della FaisaCisal (ribattezzato "il sindacato del sindaco") è riuscito il colpo gobbo: oltre alla moglie, in Atac ha piazzato pure la figlia. Come il capo del circolo ferrotramvieri del Pdl, Fabio Moro, che ha portato con sé la compagna e la sorella. O Fabio Milloch, segretario nazionale Ugl, che lì ha moglie e un cognato.

I FIGLI SO' PIEZZI E CORE 
È stata un'assunzione "a sua insaputa", almeno a sentire Alemanno quando si scoprì che Giorgio Marinelli, il figlio del suo caposcorta, era stato da poco preso in Atac: "Non mi occupo di queste cose", tagliò corto. Una balla che si rivelò ancora più clamorosa allorché venne fuori che pure l'altra figlia del caposcorta, Ilaria, era stata reclutata in un'azienda comunale: stavolta l'Ama. Ma sono tanti i dipendenti di Via Prenestina ad avere un padre eccellente: c'è il figlio del generale Antonino Torre, eletto nella lista civica per Alemanno e la figlia di Loredana Auditori, segretaria dell'ex assessore Marchi. C'è il figlio dell'ex leader Cisl Alberto Chiricozzi e quello di Alfredo Tirrò, augelliano di ferro e vicepresidente di Risorse per Roma.

LE AFFINITÁ ELETTIVE: GENERI, NUORE E NIPOTI 
Chi ha fatto il pieno è l'ex ad Adalberto Bertucci: in azienda, oltre al marito della figlia  -  Patrizio Cristofari, additato dal pm come uno degli incompetenti reclutato come dirigente a 150mila euro l'anno  -  ha sistemato pure la cognata del figlio (Martina Domenici), il suo autista personale (Roberto Di Giacomo) e una serie di amministratori di Guidonia e dintorni, sua città natale: dal vicesindaco Lombardo a due consiglieri pdl, Di Lauro e Tirrò, fino al vicesindaco di Montelibretti Bernardini. Ma quella per i generi deve essere una passione irresistibile se pure il deputato ex An Francesco Aracri ha sistemato il suo, come capoffucio. Mentre la dirigente Francesca Romana Zadotti s'è tirata dentro la nuora, Carla Marchi.

LA CARICA DI SEGRETARIE E PORTABORSE 
Tante le segretarie e i portaborse a conquistare un posto sicuro in Atac. Nella lista compaiono Emanuela Gentili, ex assistente del vicepresidente Ue Antonio Tajani; Gabriele Del Paolis, collaboratore del deputato pdl Vincenzo Piso, e Catia Acquesta, sua addetta stampa. Ancora: Michela Martucci, ex segretaria del deputato berlusconiano Giorgio Simeoni e Loredana Auditori, già segretaria dell'ex assessore ai Trasporti.
 
 (02 ottobre 2012)
 

lunedì 1 ottobre 2012

Insonnia: meglio non dormirci sopra, con un sonnifero

Salute
 
01/10/2012 - il pericolo di assumere farmaci per dormire
Attenzione ad assumere farmaci per dormire perché si potrebbe mettere a tacere una malattia seria
Assumere pillole per dormire è molto pericoloso perché si mette a tacere un problema come l’insonnia che può nascondere una qualche malattia grave. Senza contare i pesanti effetti collaterali che ne derivano.
 
L’insonnia non arriva per caso. Dietro a essa possono anche esserci seri problemi di salute che andrebbero affrontati, piuttosto che messi a tacere con una pillola per il sonno – dormendoci sopra, letteralmente, a quello che è un problema che va affrontato seriamente.

A lanciare l’allarme è la britannica Royal Pharmaceutical Society dopo aver accertato come su 10 casi di insonnia, ben otto sono causati da problemi fisiologici e di salute sia fisica che mentale. Tra i vari disturbi vi possono essere l’asma, malattie cardiache, l’ansia o la depressione. Questi disturbi causali dovrebbero essere affrontati e non messi a tacere, perché questo modo di fare è potenzialmente, molto, pericoloso. E ,invece, è ciò che molte persone fanno.

I numeri poi supportano questa tesi, dato che un sondaggio condotto su oltre 2.000 adulti ha messo in luce che ben il 51% degli intervistati ha detto di aver acquistato e assunto – anche in dosi elevate – sonniferi e altri farmaci simili senza aver consultato il proprio medico.
Tre persone su dieci ha dichiarato di aver assunto sonniferi per più di un mese, senza essersi rivolti al medico; un altro 14% li ha assunti per oltre 6 mesi.

«E’ preoccupante il fatto che così tante persone stiano utilizzando rimedi per il sonno sovradosati – ha dichiarato al Telegraph, il farmacista Paul Johnson – Possono essere efficaci per un trattamento a breve termine di insonnia lieve, ma non devono essere assunti per lunghi periodi senza un consiglio [medico] perché possono nascondere un grave problema di salute che potrebbe peggiorare, se non viene trattato».

Un primo approccio ai problemi di sonno, ha spiegato il farmacista, potrebbe essere quello di cambiare il proprio stile di vita, facendolo nel caso divenire più regolare. Per esempio, si può andare a letto e alzarsi sempre alla stessa ora. Oppure evitare di assumere alla sera sostanze eccitanti come la caffeina o anche l’alcol. O, ancora, evitare di mangiare tardi la sera. Poi, in ogni caso, è bene rivolgersi al proprio medico per valutare cosa possa aver provocato l’insonnia e poi agire in tal senso. Ne va della propria salute e vita: non dormiamoci sopra.