martedì 29 novembre 2011

Gli schiavi del pc low cost




Un secondo per ogni pulsante, 3.250 volte l’ora, con turni di 12 ore, 7 giorni la settimana, a 64 centesimi di dollaro l’ora. Ecco come si lavora a Meitai, in Cina, per rifornire Ibm, Dell e altri clienti occidentali.

L’organizzazione statunitense National labor committee ha diffuso un rapporto sulle condizioni di lavoro nella fabbrica Meitai, a Dongguan, nella Cina meridionale, che produce tastiere e altre apparecchiature per computer, e che ha tra i propri clienti Hewlett-Packard, Dell, Lenovo, Microsoft e Ibm. I circa duemila operai, per i tre quarti donne giovani, sono istruiti dai capi ad «amare la compagnia come fosse la vostra casa», a «tendere sempre alla perfezione» e a controllarsi «attivamente l’un l’altro».

Davanti agli operai scorrono 500 tastiere l’ora e per ognuna di esse ciascun dipendente deve inserire sei-sette pulsanti. Il tempo per ogni pulsante è di 1,1 secondi, e l’operazione deve essere ripetuta, con un ritmo implacabile, 3.250 volte l’ora, 35.750 volte al giorno, 250.250 ogni settimana, oltre un milione di volte al mese. I turni sono di undici/dodici ore al giorno, sette giorni la settimana, con solo due giorni di pausa al mese. Gli straordinari sono obbligatori. Chi si prende una domenica di festa straordinaria si vede trattenere due giorni e mezzo di salario. La paga base è di 64 centesimi di dollaro l’ora, che si riducono a 41 centesimi una volta dedotte le spese di vitto in fabbrica.
Gli operai non possono parlare, ascoltare musica, neppure alzare la testa per guardarsi intorno. Devono tagliarsi periodicamente le unghie o vengono multati, non possono andare in bagno sino al momento della pausa, sono perquisiti all’uscita. Devono rimanere in fabbrica quattro giorni la settimana e non possono uscire neppure per una passeggiata. Dormono in letti a castello, in 10-12 per stanza, senza privacy. Per avere acqua calda devono fare diverse rampe di scale, riempiendo piccoli secchi di plastica.

Il National labor committee fa notare che la Cina sovvenziona generosamente i suoi esportatori, mentre il disavanzo commerciale degli Stati Uniti verso la Cina, nel settore dei prodotti di tecnologia avanzata, dovrebbe aver raggiunto, nel 2008, i 74 miliardi di dollari.
In America sono stati persi 1,4 milioni di posti di lavoro nel settore dell’assemblaggio elettronico, dove la paga è tra i 12,72 e i 14, 41 dollari l’ora e non è competitiva con i bassi salari e la repressione dei diritti dei lavoratori in Cina.
Charles Kernaghan, direttore dell’organizzazione autrice del rapporto su Meitai, sottolinea che «un personal computer a 200 dollari e una tastiera a 22,9 possono sembrare un grande affare, ma lo sono a un prezzo terribile».
Da parte loro, le aziende occidentali promettono di indagare sulle accuse contenute nel dossier e di effettuare ispezioni congiunte nella fabbrica di Meitai, per verificare la situazione.

di Beniamino Bonardi

27 febbraio 2009 

Fonte: Left

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